Scuole Rezzara – Busto Arsizio

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Esperienze di scuola a distanza

IO RESTO A CASA A LEGGERE

In questo periodo di sospensione scolastica è nostro desiderio tenere le menti aperte attraverso proposte che facciano compagnia ai ragazzi a casa e far continuare il cammino di conoscenza e di crescita dentro un rapporto con i nostri insegnanti, anche se da lontano.

Sui nostri social le proposte degli insegnanti saranno identificati con l’hashtag #SCUOLECHIUSEMENTIAPERTE

Per farvi buona compagnia oggi vi diamo consigli di lettura

LUZIN

Durante il banchetto funebre organizzato da Katerìna Ivànovna in onore di suo marito, Semen Marmeladov , Luzin gioca sporco.
Accusa pubblicamente la docile Sonja (con tanto di perquisizione premeditata!) di essere una ladra, in realtà è lui che le ha nascosto cento rubli nella sua veste.
Ma proprio quando il peggio sembra inevitabile, ecco un testimone a favore di Sonja: Andrèj, il giovane progressista che vive con Luzin, ha visto tutto.
Anche Raskolnikov interviene a favore di Sonja spiegando quale fosse lo scopo infame di Luzin: “Dovete capire che se gli fosse riuscito di dimostrare che Sonja è una ladra, in primo luogo avrebbe convinto mia sorella e mia madre d’aver quasi avuto ragione con i suoi sospetti verso di me[…]. Insomma in questo modo poteva perfino farmi litigare di nuovo con i miei familiari, e sperava così di rientrare a colpo sicuro nelle loro grazie. Senza contare, poi, che era una sua maniera di vendicarsi di me personalmente […].”

È possibile tanta cattiveria? Nessuno scrupolo ad accusare ingiustamente una giovane costretta dalla povertà a prostituirsi? Evidentemente no, anzi forse la posizione debole di Sonja è stata la condizione necessaria e ottimale per mettere in atto un piano tanto indegno.
Ha ragione Raskolnikov quando, parlando con Sonja di quanto ha commesso, afferma: “Chi è capace di sputare sulle cose grandi, diventa il loro legislatore, e chi osa più di tutti ha ragione!” ?

L’autore non divide i personaggi in buoni e cattivi (nei Promessi Sposi invece c’è questa divisione?), nei suoi eroi c’è la possibilità che si realizzino tutte le contraddizioni umane. L’uomo di Dostoevskij può avere dentro di sé l’inferno e nel contempo il paradiso: è possibile essere grandi e puri (pensate a R. quando dona i suoi ultimi denari) e il momento dopo degli inetti.
Tuttavia non tutti i personaggi hanno questa profondità, Luzin è uno di quelli che lo scrittore non ama particolarmente, in cui è presente solo il volto della pura e tanto reale meschinità.

GALILEO GALILEI: DA DUE DOMANDE ALCUNE RIFLESSIONI

Chi è questo uomo geniale che ha avuto tanto da dire alla scienza quanto alla letteratura?
Ricordo solo alcune delle sue invenzioni e dei suoi studi. A soli 22 anni, mentre sta studiando alla facoltà di matematica di Firenze, progetta e costruisce una bilancetta idrostatica, per misurare il peso specifico dei corpi, non molto diversa da quella in uso oggi. Uno uomo non solo in grado di teorizzare, ma interessato alla ricaduta tecnico-applicativa delle scoperte scientifiche.
Dal 1592 si trasferisce a Padova e rimane in Veneto per quasi 18 anni: studia e inventa un termometro ad aria, un compasso geometrico e militare, e, soprattutto, il cannocchiale.
Questa invenzione viene subito applicata all’osservazione astronomica e pone così le basi per la sua adesione alla teoria copernicana. Infatti la scoperta che la superficie della Luna è simile a quella della Terra mette in crisi la distinzione aristotelica fra la Terra e i corpi celesti; quindi, anche se in modo implicito, avvalora l’ipotesi di Copernico.
Sono molte le scoperte e le osservazioni che poi saranno pubblicate nel Sidereus nuncius (“il messaggero celeste” o “annuncio astronomico”, 1610), ad esempio i satelliti di Giove ribattezzati “astri medicei” in onore del granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici (1609-1621).
Che grandiosità possiede l’ingegno di alcuni uomini! Benché le fatiche siano state molte (un amico matematico di Galileo di nome Vincenzo Viviani scrive che lo scienziato era assalito spesso da gravi malattie, causate dai disagi e dalle notti insonni trascorse ad osservare il cielo. Senza contare che alla fine della sua vita ormai cieco continua a studiare!!) e ancora maggiori le resistenze ideologiche (nel 1633 viene condannato dal Sant’Uffizio e firma l’abiura), la vicenda di Galilei ha avuto ripercussioni secolari sulla cultura italiana e sui rapporti tra scienza e fede.
Alcuni effetti tra i più noti: nel 1757 fu eliminata la norma che poneva all’Indice i testi in cui si sosteneva la mobilità della Terra, nel 1822 l’opera di Galilei fu tolta dall’Indice, nel 1968 Paolo VI mise in piedi la revisione ufficiale al processo di Galileo; nel 1992 Giovanni Paolo II riconobbe ufficialmente il “torto” nei suoi confronti.

Che cosa ci fa uno scienziato in una storia della letteratura, e per di più tra i classici?
Innanzi tutto ai tempi di Galileo la specializzazione del sapere non era giunta alla sue estreme conseguenze, per cui
le scoperte scientifiche potevano essere presentate in una forma “gradevole”, letteraria. Ed è quello che fece Galileo utilizzando tutti gli strumenti della letteratura e della retorica.
Ad esempio scrive in italiano (attenzione!! non in latino come si usava fare nell’ambito scientifico) il suo capolavoro Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo, Tolemaico e Copernicano, scegliendo proprio il trattato dialogico, una delle forme letterarie più care e riuscite alla civiltà rinascimentale (pensate al Cortegiano, alle Prose del Bembo ecc..).
Questa scelta è stata fatta perché fosse più facile divulgare le sue tesi ad un pubblico, non necessariamente specialistico, ma colto.
Inoltre, per difendere le sue tesi e confutare quelle dell’avversario dimostra grandi capacità argomentative. Leopardi amava la scrittura di Galileo perché sosteneva che fosse sostenuta dalla robustezza del pensiero. Calvino oltre a sottolineare la rapidità, l’agilità del ragionamento, (I. Calvino, Lezioni Americane, 1993), apprezza la limpida precisione della sua parola.
In secondo luogo per rispondere alla domanda bisogna far riferimento anche alla qualità dei libri Galileo. Nel caso di Galileo le “due culture”, quella scientifica e quella umanistica, si alleano tra loro, si crea una sinergia tra contenuto e forma: le scoperte scientifiche di Galilei assumono un surplus di valore grazie al modo in cui egli le racconta. I suoi libri allora non sono solo l’esposizione di verità scientifiche, ma sono anche un “bel modo” per comunicarle, e per questo possono essere letti ancora oggi.


L’ILLUMINISMO – IL SECOLO CHE INVENTO’ IL PROGRESSO

Fino al Settecento, la popolazione e l’economia in Europa avevano avuto un andamento ciclico: a periodi di crescita susseguivano periodi di crisi, segnati spesso da epidemie o carestie, che vedevano gli abitanti diminuire e le condizioni di vita peggiorare.

Da sempre le grandi epidemie hanno drammaticamente accompagnato l’umanità, imponendo importanti passaggi storici e trasformazioni al lavoro e all’economia.

Già Tucidide nel Libro II di La guerra del Peloponneso descriveva così gli effetti devastanti della peste che colpì Atene nel 430 a.C.: “I santuari in cui si erano accampati erano pieni di cadaveri, la gente moriva sul posto, poiché nell’infuriare dell’epidemia gli uomini, non sapendo che ne sarebbe stato di loro, divennero indifferenti alle leggi sacre come pure a quelle profane”.

A partire dal XVIII secolo lo scenario cambiò, non che l’umanità divenne immune dalle malattie, anzi, sappiamo bene oggi che non è così (l’influenza spagnola uccise tra il 1918 e il 1920 molte più persone della prima guerra mondiale!). Ma grazie al sistema industriale nel settore agricolo e poi in quello della manifattura si assiste ad una crescita della capacità produttiva che non si sarebbe più arrestata. Migliorò l’alimentazione e in generale la qualità della vita, con il risultato di una minore diffusione delle malattie e una diminuzione della mortalità. Da qui nacque negli uomini di cultura la sensazione che qualcosa di nuovo stava accadendo e si diffuse l’idea che la storia di “prima”, in cui gli uomini vivevano sottomessi ai capricci della natura, fosse molto diversa da quella del “dopo”, in cui la ragione umana finalmente utilizzata in tutte le sue possibilità poteva sottomettere la natura ai propri scopi. Il “nuovo” sarebbe stato sempre migliore dell’“antico”, in tutti i campi, non solo in quello della tecnica: ecco in sintesi l’idea di progresso.

COSA HA IN MENTE RASKOLNIKOV?

Nella parte quarta Raskolnikov e Sonja fanno il loro primo e interessante dialogo.

Raskolnikov ha visto solo due volte questa giovane donna (la prima, di sfuggita,  il giorno in cui è morto Marmeladov, la seconda quando Sonja si è recata nel suo stambugio ad avvisarlo dei funerali), però ha sentito diverse cose sul suo conto da parte di suo padre, Semen Marmeladov.

In questo momento di estrema difficoltà, Raskolnikov decide di andare difilato alla casa sul canale, dove abitava Sonja. Ha deciso di abbandonare la madre e la sorella finalmente ritrovate e di andare proprio da questa giovane prostituta. Perché? Provate a pensarci. Nel testo ci sono degli spunti.

Peraltro nel dialogo con lei R. è oscuro, spietato e cinico: come non può essere? Proseguì R. con un freddo sorriso. Che ne sarà di loro? Finiranno tutti sulla strada, lei tossirà e chiederà l’elemosina, e picchierà la testa contro qualche muro, come oggi, e i bambini piangeranno…E poi cadrà a terra, la porteranno al commissariato, all’ospedale, morirà, e i bambini…

Che il personaggio stia cercando di “testare” la sua coscienza e provocare  con crudeltà Sonja per provare qualcosa a se stesso e per confermare in una certo senso la sua idea dell’esistenza? (riprendete il dialogo avuto con Porfirij, il giudice istruttore che deve risolvere il caso, in cui i due parlano dell’articolo pubblicato da R.: Io ho semplicemente formulato l’ipotesi che un uomo straordinario abbia il diritto… non un diritto ufficiale, beninteso…di permettere alla propria coscienza di scavalcare certi… certi ostacoli).

Nel dialogo R. risponde a Sonja che chiede disperatamente che cosa fare: distruggere ciò che va distrutto, una volta per sempre, e basta: e prendere il peso del dolore sulle nostre spalle!

Che cosa vorrà dire questa affermazione? Secondo voi? Aveva in un certo senso ragione sua madre a pensare che ormai suo figlio era diverso quando nella lettera iniziale del romanzo scriveva: credi ancora in Dio, Rodja? Io nel mio cuore temo che tu sia stato contagiato dalla nuova moda dell’incredulità. Ricordati di quando noi eravamo felici, di quando tuo padre era vivo e tu balbettavi le tue preghiere seduto sulle mie ginocchia.

R. si è perso, ha corrotto l’immagine divina che ogni uomo porta dentro di sé, ma una piccola traccia della somiglianza con Dio rimane ancora. Alla fine quale delle due prevarrà? Attenzione a Svidrigajlov!! Ascolta tutto il dialogo tra R. e Sonja (cap. 4 parte quarta). Chi è questo personaggio? Un uomo buono posseduto dalla lussuria. Critici autorevoli dicono che sia il “secondo protagonista” del romanzo. In questo romanzo non si parla di un solo delitto – quello di R. – né di un solo castigo. Chissà perché?

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